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Giorni e notti fatti di (troppo) piccole cose

giorni e notti fatti di piccole cose recensione

Il secondo romanzo di Tishani Doshi, poetessa e ballerina indiana, presenta molti punti di contatto con il primo. In Il piacere non può aspettare (Feltrinelli, 2012) la scrittrice narrava le vicende della famiglia Patel-Jones (lui indiano, lei gallese, proprio come i genitori di Doshi), scegliendo come protagonista Babo, emigrato a Londra da Madras alla ricerca di un’educazione e di una vita migliori. Giorni e notti fatti di piccole cose, invece, racconta la storia di un’altra famiglia mista, quella di Grace, madre indiana e padre italiano.

Anche Grace, come Babo, ha lasciato l’India alla volta di una vita più avventurosa – il romanzo si sofferma sulla descrizione delle sue frenetiche relazioni sessuali durante l’università. Il fallimento del suo matrimonio e la morte della madre convincono Grace a tornare in India, per raggranellare i pezzi di una vita apparentemente sgretolata. Qui il libro prende una piega inaspettata: non vi aspettate una rinascita, uno di quei libri in cui la protagonistatrova la pace interiore o si ritira in ashram sperduto tra le montagne; quello di Grace non è il viaggio di Elizabeth Gilbert.

Al suo ritorno a casa, infatti, la donna fa i conti con tutto quello che si era lasciata alle spalle. La prima sensazione è di caos, disordine, miseria; l’India di Tishani Doshi è un Paese povero e pericoloso, dove si passeggia tra i roghi di spazzatura e gli uomini sbirciano le donne sole con sguardo affamato.

Tutt’altro luogo rispetto all’Italia, che Grace conosce soprattutto attraverso i racconti del padre: traspare dal libro la conoscenza e direi l’amore di Tishani Doshi per il nostro Paese, soprattutto per Venezia e le sue calli, un luogo in cui è facile perdersi e innamorarsi.

Già scoraggiata da un ritorno non proprio in pompa magna, Grace riceve dalla madre un’eredità decisamente inaspettata: una villa sulle spiagge di Madras e soprattutto Lucia, sorella di cui ha sempre ignorato l’esistenza. Nata con la sindrome di Down, Lucia è il più grande segreto della famiglia. Flashback a parte, tutto il libro è centrato su questo incontro tra le sorelle, ma i momenti significativi del rapporto sono pochi ed evanescenti.

Immaginate la situazione: Grace ha posto bruscamente fine al suo monotono matrimonio; mentre si chiede dove abbia sbagliato, ricorda con nostalgia le amicizie e le scorribande dell’università. Vorrebbe ricominciare a uscire, frequentare amiche e uomini, party e aperitivi. Invece si vede costretta a mettersi in casa un’estranea, massiccia come un’adulta ma capricciosa come una bambina. Grace deve ricostruire la quotidianità da zero, e spesso in maniera tutt’altro che pacifica.

Lucia non è autosufficiente, colleziona calzini e cani randagi, conserva stravaganti abitudini con cui Grace è costretta a fare i conti. In questo senso il romanzo rispecchia pienamente il suo titolo: è la storia – non particolarmente interessante – delle piccole cose che costellano i giorni e le notti delle due sorelle. La convivenza è una sfida, a tratti estenuante, a tratti rabbiosa; e anche se alla fine i rapporti tra le due sorelle evolvono verso una rassegnata tenerezza, rimane al lettore il senso di insoddisfazione per un libro che lascia indifferenti.

  • Titolo: Giorni e notti fatti di piccole cose (Small days and nights)
  • Autore: Tishani Doshi
  • Casa editrice: Feltrinelli
  • Genere: Romanzo (272 pagg.)
  • Anno di pubblicazione: 2020
  • Traduzione: Silvia Roti Sperti

Questa recensione è stata scritta per Critica Letteraria

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