Cosa c’è di più stressante del convivere ogni giorno con la paura?”
Avete mai l’impressione di vivere al di sotto delle vostre ambizioni? Dei vostri desideri e gusti, delle vostre speranze? Vi capita di pensare «potrei fare di più, potrei essere altro, potrei essere con qualcun altro, potrei esserci io lì. Potrei, ma…». Mentre dentro di voi si agita qualcosa (un sogno nascosto nell’ombra) fuori non si muove nulla. Bloccati dalla paura, ci costringiamo in una situazione immobile, appena sufficiente quando non sgradevole, perdendo infinite possibilità. Di questo parla Storie di vita al 30 %, raccolta di racconti illustrati pubblicata da Leima.
L’autrice e il senso di paura
L’autrice, Antonella Capalbi, dottoranda in Antropologia culturale, ha sintetizzato con il numero 30 il risultato delle sue osservazioni e riflessioni sulla vita: «Mi piace osservare la gente che mi circonda – racconta – e proprio osservando quel giacimento di storie che è la realtà umana mi sono resa conto di come la paura sia il motore immobile del mondo». I suoi personaggi, molto diversi per età ed esperienze personali (c’è un bambino costretto a soddisfare le ambizioni dei genitori e una ragazza segretamente innamorata, una vecchietta malferma sulle sue gambe e un burocrate semi-muto sulla cinquantina), sono accomunati da questo sentimento: la paura, che agisce come un blocco delle loro possibilità di espressione nel lavoro, nelle relazioni, nei più banali gesti quotidiani.
«È una tendenza molto diffusa, specie, ma non solo, tra i ragazzi della nostra generazione – spiega Antonella, classe 1989. – Le paure e le insicurezze possono costituire degli ostacoli e determinare delle vere contrazioni emotive nella gestione della vita quotidiana. Io stessa – continua l’autrice, con un sorriso – non sono immune al “morbo del 30%”: alcuni personaggi del libro sono molto vicini a me, altri si ispirano a persone che ho incontrato”.
Le 13 “Storie di vita al 30 %”
La raccolta consta di 13 racconti illustrati suddivisi in tre sezioni: “Storie”, “di vita” e “al 30%”. Come spiega l’autrice, i brani della prima parte sono accomunati da un elemento surreale, che irrompe nella vita dei personaggi e li induce a prendere coscienza della pochezza delle loro esistenze; quando questo accade, però, è troppo tardi per recuperare. Nella seconda sezione l’elemento surreale manca (ed ecco perché questi sono i racconti “di vita”, quelli più realistici). Qui l’autrice descrive ciò che accade di solito: non ci si accorge di vivere al 30%, perciò i personaggi smettono progressivamente di agire, di tentare un cambiamento. La terza parte è quella dove il 30% prende il sopravvento: i personaggi sono così assorbiti dalle proprie paure che sono semplicemente rassegnati a non vivere, a osservare invece che a fare.
Se l’amarezza è il filo conduttore di queste storie, l’autrice spiega che la vita al 30% «non è un destino ineludibile», anzi.
«Ho voluto fornire al lettore un messaggio fortemente negativo proprio come invito ad osservare il 70% di vita non fruita. Perché nella vita reale è raro che accada un evento straordinario che ci apre gli occhi. Io ho voluto mostrare cosa vuol dire far dominare la vita dalle proprie paure». A questa dimostrazione contribuiscono le illustrazioni di Federica Zancato, le sue persone stilizzate e prive di sguardo, disegnate con colori tenui, che arricchiscono visivamente l’opera sin dalla copertina.
Il libro di Antonella Capalbi si offre come una lettura piacevole, da gustare con calma a casa o anche nelle pause della giornata, perché è scritto con uno stile semplice ed efficace; il libriccino scorre mentre mette radici. Un buon esordio letterario; un invito alla vita che, nella sua crudezza, è tanto più efficace di tanti romanzi pseudo-motivazionali animati da storie inverosimili e banali. La vita è questa: ma, riporta la citazione che apre la raccolta, «La vita è per i vivi: vivila».
- Titolo: Storie di vita al 30 %
- Autore: Antonella Capalbi
- Illustrazioni: Federica Zancato
- Genere: Racconti
- Filone: Italiana contemporanea
- Casa editrice: Leima
- Anno di pubblicazione: 2017
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Questa recensione è stata scritta per Critica Letteraria