Chi sono io se non il posto che occupo nel mondo, il posto che occupo nelle vite delle persone a me care?
Ambientato tra Beirut e New York, “Io, la Divina“, di Rabih Alameddine, è un romanzo composto solo di capitoli uno. Proprio così: ogni conclusione marca un nuovo inizio e ogni sezione è potenzialmente un punto di partenza nel racconto della vita di Sarah Nour el-Din .
Un racconto che non segue un ordine cronologico, ma di volta in volta prende le mosse da un episodio, un ricordo, un sogno della protagonista, con balzi avanti e indietro nel tempo e nello spazio. In questo modo si compone un romanzo di frammenti, a volte piccolissime schegge, che si affiancano senza un criterio, come le tessere di un puzzle versate a caso per terra. Proprio come il suo autore, del quale leggiamo che è “uno scrittore e pittore, nato in Giordania… da genitori libanesi“, diviso tra Beirut e San Francisco, anche Sarah appare sfaccettata, non inquadrabile in una categoria; ed ecco perché ciascun capitolo è, potenzialmente, l’inizio di un ritratto destinato a rimanere incompiuto.
Gli occhi degli altri
Conosciamo la protagonista innanzitutto attraverso gli occhi di suo nonno: l’uomo più importante nella vita di Sarah è un vecchio bizzarro, dai più ritenuto cattivo, un bastardo. L’anziano capofamiglia, invadente al punto da introdursi senza bussare a casa del figlio, a dir poco offensivo con la prima e la seconda nuora, instilla nella nipotina preferita il mito di Sarah Bernhardt, in gran parte a suon di chiacchiere ed episodi inventati, per convincere la nostra protagonista di essere l’erede della famosa attrice, destinata ad una vita altrettanto ribelle e ad un destino similmente fulgido.
Molto diversa è l’idea di Sarah trasmessa da altre figure: dall’ex marito politico, protettivo e ancora innamorato di lei, e dalla migliore amica Dina, pronta ad affiancarla in ogni circostanza, traspare un lato sensibile, direi persino debole della protagonista. La stessa Sarah, che si definisce pittrice e scrittrice (come il suo creatore, del resto), dilungandosi sulle difficoltà della scrittura e sui variabili esiti delle proprie esposizioni, conferma di aver bisogno dello Xanax per fronteggiare momenti di sconforto o ansia.
E ancora, esistono due Sarah ben distinte negli occhi delle sue sorelle, Amal e Lamia: l’una la vede come amica e confidente, l’altra come una puttanella, che millanta lauree non conseguite e conquista gli uomini con una spregiudicata seduzione. C’è la Sarah che va a scuola dalle suore, e quella educata (dal padre) a bestemmiare come un camionista. La malefica bambina che gioca tiri mancini alla matrigna e la donna adulta che s’intenerisce per i ragni in difficoltà.
Schegge di un’autobiografia
Sarah scrive in prima persona la gran parte della propria incoerente autobiografia. Ne immagina il titolo (immancabilmente un richiamo a La Divina) e compone persino il dramatis personae; eppure quello che ci viene mostrato non è quasi mai il suo punto di vista. Tanto geometrici e ripetitivi sono i suoi quadri, quanto intricate e imprevedibili le sue relazioni. La sua famiglia, il suo “branco“, è un miscuglio arzigogolato e sovrabbondante di figure maschili e femminili (due madri, svariate sorelle/astre, tre mariti, il figlio e il suo compagno…), chiassose ed insistenti come il trillo del telefono nei giorni di festa.
Chi è Sarah? Una personalità incomprensibile, per quanto minuziosamente raccontata. O forse dovremmo dire il contrario: è la molteplicità dei punti di vista offerti da Rabih Alameddine a sminuzzarne la figura, rendendola inintellegibile, oscura e misteriosa. Divina.
- Titolo: Io, la Divina (I, the Divine: a novel in first chapters)
- Autore: Rabih Alameddine
- Genere: Autobiografia (336 pagg.)
- Filone: Contemporanea
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2017 (2001)